Germán List Arzubide, Sandino e la bandiera americana
Questa è la storia di una piccola impresa, divertente e potente, la storia di un gesto ingenuo, tenero e rivoluzionario compiuto da Germán List Arzubide nel 1927, a 29 anni.
Germán List Arzubide fu un poeta e un rivoluzionario.
Nato a Puebla (Messico) nel maggio del 1898, fu tra i più attivi membri dell’Estridentismo, un movimento d’avanguardia poetica, artistica e culturale fondato da Manuel Maples Arce negli anni Venti, la cui influenza sfiorò lateralmente anche personaggi più noti da questa parte dell’oceano: Diego Rivera, David Siquieros (uno degli attentatori di Trotski), José Clemente Orozco, e Tina Modotti.
Il movimento estridentista fu piccolo, in dimensioni e durata; fu grande e importante, invece, per l’influenza che ha avuto, per la mobilità di coloro che ne fecero parte, per la vivacità intellettuale e per la produzione culturale (riviste, opere d’arte, manifesti politici). I suoi poeti sono anche tra i personaggi raccontati da Roberto Bolaño: vi capiterà, leggendo i Detective Selvaggi, di entrare nel salotto di Germán List Arzubide.
Tra il 1925 e il 1927 gli estridentisti furono accolti da Hireberto Jara, governatore piuttosto progressista dello Stato di Veracruz, per partecipare alla vita politica della regione. La città di Xalapa in quel periodo fu rinominata dai poeti “Estridentópolis”.
Germán List Arzubide fu anche un rivoluzionario: partecipò alla rivoluzione messicana, arruolandosi a 15 anni nelle truppe di Gabriel Rojano. Fu poi membro della Liga de Escritores y Artistas Revolucionarios (LEAR), partecipò alla fondazione della Universidad Nacional Obrera de México, lavorò in teatro e in diverse riviste. Famoso è un suo libro su Zapata, “Emiliano Zapata (exaltación)”, scritto nel 1927.
Germán List Arzubide è morto nel 1998: ha vissuto 100 anni e 139 giorni.
Durante la sua vita Germán ha incontrato la grande Storia, quella del suo paese, del suo continente, e del movimento rivoluzionario internazionale.
La bandiera “sandinista”
Nel 1927 il destino di Germán incrocia quello di Augusto César Sandino, che stava combattendo la sua guerra contro l’imperialismo americano in Nicaragua: a Germán verrà chiesto di fare una cosa per lui, per il Nicaragua e per il movimento rivoluzionario internazionale. Un gesto semplice: portare una bandiera al Congresso anti-imperialista di Francoforte sul Meno. Dal Messico all’Europa, fino in Germania.
La storia di questa bandiera è un evento in sé, un oggetto transfugato e transfigurato, la speranza di un cambiamento, una sfida, una rivoluzione possibile. La bandiera, questa bandiera, si trovò al centro di un caso diplomatico, della lotta anti-imperialista e delle speranze rivoluzionarie di un continente.
Si tratta di una bandiera americana crivellata di proiettili che il movimento Sandinista aveva recuperato sconfiggendo gli americani in una delle tante battaglie tra l’esercito Usa e la guerriglia nelle selve del Nicaragua. Fu il generale Sánchez dell’Ejército Defensor de la Soberanía Nacional (EDSN) a consegnarla a Sandino, che la passerà poi nelle mani di un altro uomo che ha attraversato il secolo scorso e le sue rivolte, Gustavo Machado Morales.
Machado Morales era venezuelano, un esule, tra i fondatori del Partito Comunista del Venezuela, di quello messicano e di quello francese, anche. Faceva parte, in Messico, del Comité Manos Fuera de Nicaragua (MAFUENIC), insieme, tra gli altri, al cubano Julio Antonio Mella (che fu il compagno di Tina Modotti, morto ammazzato a Città del Messico nel gennaio del 1929) e a Diego Rivera.
Il MAFUENIC si occupava, dal Messico, di inviare sostegno ai combattenti in Nicaragua: medicine e denaro, che arrivavano nel Paese grazie a Machado e ad un altro esule venezuelano, Salvador de la Plaza.
La bandiera, consegnata dunque da Sandino a Machado, era un simbolo: da una parte rappresentava la potenza della guerriglia contro l’imperialismo, il segno tangibile della sconfitta americana, dall’altra era il riconoscimento del sostegno che, dal Messico, si dava al Nicaragua e alla lotta antimperialista. Gratitudine solidarietà internazionale, lotta, vittoria e speranza.
La bandiera recava una scritta che ricordava la battaglia di “El Zapote” durante la quale l’esercito sandinista aveva sconfitto gli americani. La scritta, vergata da Sandino in persona, recitava:
«Esta bandera fue avanzada a la 47 Cía. 11 Rgto. del cuerpo de marinos de los EE.UU. en el combate de “El Zapote” el 14 de mayo de 1928. Patria y Libertad. El Chipotón, 25–5–28.-A.C. Sandino».
Machado portò con sé in Messico la bandiera nell’ottobre del 1928: pare (ne parla Daniel Daniel Kersffeld) che ci fosse una folla ad attenderlo al porto di Vera Cruz.
La bandiera era accompagnata da un messaggio di Sandino:
«Questa bandiera, strappata dal mio esercito, ai filibustieri yankee l’ho destinata al C. C. MANOS FUERA DE NICARAGUA! del Messico, come ulteriore prova che il governo degli Stati Uniti è in guerra con il popolo del Nicaragua. Il popolo americano, con la sua indifferenza, ha permesso ai banchieri di Wall Street di sporcare il simbolo del loro onore nazionale, macchiando le Stelle e le Strisce di fango e sangue in una viziosa guerra di aggressione contro una piccola nazione. Ai compagni del Messico affido il sacro deposito di questo trofeo come manifestazione di gratitudine e fiducia nelle loro attività a favore del Nicaragua, dell’America Centrale e dell’America Latina» (1)
Alcuni giorni dopo nel Districto Federal (Città del Messico) il Partito Comunista de México (PCM) e il MAFUENIC organizzarono un evento durante il quale la bandiera venne mostrata e celebrata come un simbolo di fratellanza del continente latino-americano, di lotta all’imperialismo yankee e della politica americana in Nicaragua. Alla cerimonia parteciparono anche Diego Rivera e Germán List Arzubide.
Hernán Laborde, segretario del Pcm all’epoca, e deputato, espose la bandiera al Palazzo Legislativo a Città del Messico. Il clamore intorno all’evento fu evidentemente enorme, tanto che gli americani lo ritennero, per facili ragioni, un gesto offensivo: «Grande scandalo, i gringos protestarono immediatamente e chiesero la restituzione della loro bandiera al governo messicano, e la polizia, obbediente, andò a cercarci», scrive List Arzubide.
Fu allora che venne chiesto a Germán di portare la bandiera al Congresso anti-imperialista di Francoforte sul Meno che si sarebbe tenuto tre il 21 e il 30 di luglio del 1929.
Anche Pino Cacucci parla di questa piccola storia in Tina, il suo romanzo dedicato a Tina Modotti: il viaggio di List Arzubide non poteva essere, per questione di costi, diretto dal Messico all’Europa. Si decise quindi di passare dagli Stati Uniti e, per nascondere la bandiera List Arzubid se la avvolse intorno al corpo, facendo tutto il viaggio così agghindato: «Con la bandera envuelta en el cuerpo me presenté en la frontera emulando a las piñatas, pues ésta era de lana y enorme, y grande fue mi temor cuando el guardia fronterizo me ordenó quitarme el abrigo. ¡Descúbrase el brazo!, me gritó, ``quiero ver sus vacunas’’… Haciéndome el enfermo de catarro logré sortear las vicisitudes, y llegar a Nueva York ».
Fece una tappa a New York, dove incontrò lo scrittore cileno Armando Zegrí e in questa occasione — era il 4 luglio — la bandiera è stata appesa alla finestra di Zegrí. Quale occasione migliore?
Arzubide arrivò a Francoforte sul Meno il giorno di inizio dei lavori del congresso, acclamato dai partecipanti.
Racconta Kersffeld che il suo intervento fu inserito nella sessione principale del Congresso (tra i partecipanti c’erano Henry Barbusse, Nehru, il cinese Sun Yat-sen e Abdel Krim). Barbusse salutò Sandino come «il Generale degli uomini liberi» e alla fine del suo discorso chiamò Germán List Arzubide sul palco per esporre la bandiera, entre partiva l’Internazionale: « Se dovessi scegliere un momento della mia vita come centrale, penserei certamente a quello in cui eccitate, centinaia di persone di tutti i paesi scoppiarono improvvisamente a cantare», ricorda Arzubide stesso.
A Germán fu vietato per sempre l’ingresso negli Stati Uniti. Diversi anni dopo, quasi alla fine della sua vita, List Arzubide fu nominato, dal Governo del Nicaragua, capitano dell’Ejército Popular Sandinista, come era volere di Sandino prima che venisse ucciso.
Siamo nel 1986, Germán List Arzubide aveva 88 anni.
** ** Note e amenità
Uso spesso il condizionale scrivendo perché questa è una vicenda che, se la si volesse raccontare con rigore, bisognerebbe andare per archivi e biblioteche. Io l’ho fatto usando il web.
(1). In originale:
«Esta bandera arrebatada por mi ejército a los filibusteros yankees la he destinado al C. C. MANOS FUERA DE NICARAGUA! de México, como una prueba más de que el gobierno de los Estados Unidos está en guerra con el pueblo de Nicaragua. El pueblo norteamericano ha permitido, por su indiferencia, que los banqueros de Wall Street mancillen el símbolo de su honor nacional, manchando con lodo y sangre la bandera de las barras y las estrellas en una guerra feroz de agresión contra una nación pequeña. A los compañeros de México encomiendo el depósito sagrado de este trofeo como manifestación de agradecimiento y de confianza en sus actividades a favor de Nicaragua, de Centro América y de la América Latina».
Daniel Kersffeld, ricercatore in studi latinoamericani, è “fonte” piuttosto credibile. Per il resto degli articoli citati ho cercato di verificare fatti, o almeno l’attendibilità della persona che scrive. Non sempre è stato possibile.
Germán List Arzubide racconta qui la sua esperienza (La Jornada, maggio 1998).
Le foto
La prima foto viene da qui; la seconda dovrebbe essere una foto fatta a Veracruz nel 1925 (Germán List Arzubide, Ramón Alva de la Canal,
Manuel Maples Arce, Leopoldo Méndez e Arqueles Vela) e viene da qui; la terza dovrebbe essere una foto fatta da Tina Modotti (arriva da qui).
La foto della bandiera Usa l’ho presa qui.
Siqueiros ritratto da Héctor García Cobo, Archivo fotográfico Héctor y María García
LINK
http://www.jornada.unam.mx/2008/03/11/index.php?section=opinion&article=020a1pol
http://hool.inah.gob.mx:1127/jspui/bitstream/123456789/462/1/443-21%20nov.pdf