Note di confinement#1: “Ma prima voi uscivate TUTTI I GIORNI?”

Francesca Barca
3 min readMar 19, 2020

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La Francia è in “lock down” — come dicono quelli cool — da martedì 17 marzo a mezzogiorno.

Sono quindi due giorni e mezzo — scrivo alle 8h25 di mattina di giovedì 18 marzo — e per me, ancora, almeno tecnicamente, è cambiato poco.

Come dice Laurent Chemla (geek, hacker e attivista francese) su twitter: “Ma io non capisco: prima voi uscivate TUTTI I GIORNI?!”.

In effetti io non è che uscissi tutti i giorni, o meglio, sì, uscivo tutti i giorni per passeggiare un’ora o due ascoltando un podcast o un disco, ma non vedo gente tutti i giorni.

Lavoro da casa da anni, ed è solo da un anno e mezzo che esco 3 giorni a settimana per andare a insegnare al collège, alle medie.

Perché mi piace stare in casa, perché ho l’abitudine di passare del tempo da sola, perché ho la fortuna di non vivere in 15 metri quadrati. “Lavoro” (come sanno bene quelli che fanno un mestiere simile al mio, lavoro non significa “guadagno”, perché noi sì che siamo bohème) quasi sempre e ho qualcosa da finire, una mail da mandare, una roba da controllare — oppure e spesso, un meme da cercare, un articolo da leggere, un forum da trollare, una minchiata da verificare…

Anche in Francia, come in Italia — guarda caso, proprio tutto il mondo è paese — c’è stato l’esodo dalle città (in particolare da Parigi) quando ha iniziato a girare la voce che Macron avrebbe annunciato il “confinement”. Cosa che ha fatto lunedì, senza farla veramente, perché la parola “confino” non l’ha pronunciata lui ma quello sbirro di Castaner.

Mi hanno invitato ad andare in campagna — dai genitori di un’amica o a casa di amici trentenni nel nord — e ho rifiutato entrambe le opzioni. La prima per ragioni di buon senso — non ti voglio uccidere i genitori amica mia, che poi rischiamo di non parlarci più — la seconda per ragioni di cattivosenso probabilmente: mi sono detta “no, la voglio fare questa esperienza, ho un sacco di cose da leggere, almeno due racconti da finir di scrivere e, volendo un concorso da preparare”.

Ma ancora non mi era salita l’ansia, cosa che invece sento, da lontano, che mi chiama.

In ogni caso da martedì alle 12h, come per chi è in Italia, non si esce, se non per i motivi ormai standard e, se lo si fa, ci vuole una autocertificazione. È ancora consentita una “leggera attività fisica a prossimità del domicilio” cosa di cui ho approfittato sia martedì che mercoledì.

Inoltre, in un giorno e mezzo ho già fatto 4 call di gruppo diverse con amici, 2 aperitivi zoom (per il quale ho comprato pure del vino, wtf!) e diverse telefonate individuali, cosa che NON faccio in tempo di “pace”. Anche perché il telefono mi sta notoriamente sul cazzo.

Tutte queste comunicazioni in un giorno e mezzo trovo, tra le altre cose, che spieghino bene l’ansia che abbiamo ma che facciamo, tutti, collettivamente, finta di non avere. Dall’altro lato, anche se è presto, è bello — e vediamo come lo gestiamo — che ci preoccupiamo l’uno dell’altro. Perché questo è quello che sinceramente ho sentito.

L’escamotage dell’attività fisica ora permessa non non durerà, IMHO, perché il Governo francese ha agito troppo tardi e dai 2876 casi di giovedì (giorno in cui Macron ha annunciato la chiusura delle scuole ma mantenuto le elezioni municipali) siamo ai 9134 casi (a ieri sera).

Oggi la Francia toccherà i 10mila casi — sapendo inoltre che i tamponi non vengono fatti con la stessa metodologia che in Italia.

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